In questi giorni festaioli e consumistici, mentre magari gettiamo via avanzi di pranzi, buffet e cenoni, potremmo espiare pensando - e magari ispirandoci- a quei tempi in cui sprecare il cibo era sacrilegio, degno di punizione divina: “Se butti via il pane fai piangere Gesù, (questa a me la dicevano le mie compagne alle elementari e prima di buttare il pane nel cestino (a scuola) lo baciavo!) e quando morirai andrai all’Inferno ove sarai costretto a raccogliere le briciole con le ciglia!” era la frase minacciosa che Mamme e Nonne di allora ripetevano a figli e nipoti.
Perciò le italiche donne divenivano sin dall’infanzia maestre di riciclaggio culinario degli avanzi, seguendo il motto del “nulla si spreca, nulla si distrugge, tutto si ricrea”.
Avanzavano bistecche o arrosti? Li sminuzzavano con bianco d’uovo (anche quello non si buttava mai via), un po’ di formaggio e - a seconda della quantità - li tramutavano in polpettoni o polpettine da infilare nei timballi di pasta al forno.
Avanzava del bollito? Tagliato in quadratini era riproposto a tavola sotto forma d’insalata con fagioli e cipolle crude affettate; oppure in umido con funghi e scalogno, o ancora tritato in frittata con erbette.
Riciclavano persino gli scarti e le teste dei pesci, buttandoli in pentola con poca acqua, pomodori, aglio, sale e aromi: fatti bollire, venivano passati al setaccio e serviti come brodetto bollente versato su fette di pane raffermo.
Il pane avanzato veniva grattato e chiuso in vasetti di vetro assieme a foglie d’alloro, affinché si aromatizzasse; oppure si tramutava in pancotto: acqua salata bollente, tre cucchiai d’olio, due spicchi d’aglio, pan secco ridotto a tocchetti, una presa d’origano e due cucchiai di formaggio grattugiato.
(...)
I formaggi molli finivano invece mescolati a ripieni o a ricoprire sottili focacce.
Ma era con le verdure che facevano miracoli.
Gli avanzi cotti di ceci, lenticchie e legumi vari erano soffritti anche tutti insieme in olio e cipolla, coperti di brodo, insaporiti con sale, pepe e un cucchiaio di concentrato di pomodoro; il tutto passato e trasformato in vellutata da servire bollente con crostini di pane abbrustolito.
Dei carciofi non buttavano via nulla; le foglie esterne, troppo dure per essere consumate in pinzimonio o cucinate, divenivan decotti ricchi di cinarina, dalle proprietà diuretiche e stimolanti la bile.
E dopo aver spelato e affettato a rondelle sottilissime i gambi legnosi, li rosolavano in olio, burro, cipolle, pomodoro e vin bianco facendone sugo per la pastasciutta: nel frattempo passavano in padella con olio, pinoli, uvetta, aglio, pepe e sale gli spinaci lessi avanzati il giorno prima. (donnamoderna)