A Colonia, nel convento di San Pietro, molti, ma molti anni fa, viveva un monaco leggero e poco osservante della Regola. Aveva però tra le altre una bella abitudine: non tralasciava mai le Lodi alla Madonna. Morì così com’era vissuto: tiepido nello spirito, ma con il nome di Maria sulle labbra. Al tribunale di Dio la vide brutta. Molti demoni erano presenti ad accusarlo. Uno diceva: “Io sono il demonio dell’egoismo e costui mi fu spesso amico, preferendo se stesso ai confratelli”. Un altro accusava: “Io sono il demonio della superbia: molto ha fatto costui per innalzarsi sugli altri!”. Un altro ancora: “Io sono il demonio della cupidigia: costui fu gretto di cuore”. E così via. Ma per fortuna anche qualche Angelo venne a scusarlo: “Io sono l’Angelo dell’obbedienza: questo monaco più d’una volta mi ha ascoltato, anche con sacrificio”. Un altro Angelo attestava: “Io sono l’Angelo della preghiera: moltissime ore costui ha trascorso accanto a me”. Un altro ancora: “Costui ebbe certo molti difetti, ma mai nella sua vita ha parlato male o ha giudicato i confratelli”. E così via. Gesù giudice era pensoso, benché San Pietro, sempre pronto ad intercedere, facesse sentire il rumore delle sue chiavi. Risolse benignamente la questione la Vergine Maria. Lasciò il Suo Trono e, ricordandosi del suo devoto, senza dir nulla, gli si mise al fianco. Vedendola, Gesù disse:
“Per l’amore che ho per mia Madre, neppure il Purgatorio. Entra subito nel Regno del Padre mio”.